Giochiamo?
Negli Anni 70, in paese, c'erano le ortiche.
Già.
Non davano fastidio, le ortiche, ai lati delle case.
Non facevamo la raccolta differenziata, negli Anni 70.
La doppia curva stretta della strada, asfaltata di fresco, fungeva da discarica. Dai paesi limitrofi venivano a buttare frigoriferi e lavatrici, di ferro spesso, sovietico, perentorio. Senza troppi problemi. La cortina di ferro nel bosco.
A noi bambini pareva strano. Ma noi eravamo le vipere verdi, ecoterroristi prima che si parlasse di ecologia. Quando solo di terrorismo già si parlava. Avanti anni luce, come tutti i bambini di sempre.
Noi eravamo quelli che liberavano i conigli dalle gabbie dei contadini e mettevano sassi sui sedili e biglietti minatori sulle macchine dei cacciatori.
Cose che, col senno di poi...
Eravamo quelli delle BMX e del Crystal Ball. Quelli dei primi skate e dei salti dal fienile. Quelli che in campagna trovavano una libertà che in città non esisteva.
Perchè le città, già un pugno d'anni prima, erano diventate invivibili involucri di cemento perfetti per abusi edilizi che facevano perfettamente girare l'economia italica pre mani-pulite. Il Boom, gli affari, le mani che si stringono. Finte contrapposizioni se lo sfondo è il denaro, il rosso e il nero, muri importanti ancora da cadere, la banca che scoppia, la mafia che uccide, il rosso e il nero, la stazione che esplode, l'aereo che cade....ma noi?
Noi che cazzo ne sapevamo, che ci dicevano che tutto andava bene. Noi eravamo bambini. Quelli dello "stai attento ai drogati quando esci da scuola", quelli delle figurine Panini, di Zaccarelli capitano.
Ma voi grandi, cazzo, voi c'eravate.
Più bambini di noi nella vostra cecità, nel vostro tira a campà, nel vostro essere intellettuali dei miei coglioni, sovversivi da salotto!
O vi incazzavate? Vi incazzavate davvero e per decenza non ce lo dicevate? Che indecenza, la decenza, il decoro.
Io ero quello che gli veniva il magone quando sentiva "il ragazzo della Via Gluck". Non so voi.
Ma mi sento di dover fare outing, come si dice adesso, perchè è un peso che mi porto dentro da troppo tempo. Che nella frase "là dove c'era l'erba ora c'è una città" mi pareva si condensasse tutto il male possibile inflitto dall'umanità alla Natura di cui dovremmo esser parte. Una sorta di peccato originale.
Là dove c'era l'erba ora c'è una città.
MINCHIA!........PANICO!!
E chi l'ha approvato 'sto piano regolatore? Il solito assessore. Quello che le mani, negli Anni 70, se le sporcava ASSAI. Uno dei tanti. L'ingranaggio di una macchina che - allora - filava a cento all'ora a finestrini aperti. Una Prinz? Rossa o verde?
Giochiamo?
Gomiti serenamente appoggiati fuori, niente aria condizionata, niente cinture, meno plastica più lamiere, bambini che bivaccan sui sedili. Animali, però - che bello! - che attraversano le strade. Buoi sulla sterrata, alzano polvere. Ci si ferma a Persi a comperare le mentine?? Giochiamo?
Perchè noi. Noi siamo bambini.
Siamo quelli del Supertele e delle Superga con il buco in punta.
Che in quei Settanta, in Italia, ci siamo nati.
E che quegli anni, a dispetto di tutto, li abbiamo amati, fosse anche solo per il sapore speciale che l'infanzia gli ha donato. Retrogusto di meraviglia.
Ma anche perchè, correggetemi se sbaglio, fose un po' meno in catene ci si sentiva tutti. Magari sporchi e malvestiti. Persino i calciatori della serie A all'apice a vederli adesso nelle foto di allora sembran degli sfigati clamorosi.
Che adesso anche nelle giovanili della Sestrese si fan le sopracciglia e sembran tutti dei modelli di Calvin Klein.
Bah! Chi c'è c'è, chi non c'è non c'è.
Giochiamo ancora?
Enrico M. - Reading Live Intro Festa Anni 70 - Fraz. Roncoli - Borghetto Borbera (AL)
lunedì 16 settembre 2013
Anni Settanta
martedì 2 luglio 2013
R!
La mucca non da il latte.
Il pappagallo è rosso.
Le scarpe mi stanno strette.
Ripeto.
Le scarpe mi stanno strette.
18 al lancio....
lunedì 17 giugno 2013
giovedì 14 marzo 2013
VANITA'
Terminata la registrazione nello studiolo di PonteX di un vecchio pezzo tirato fuori dal polveroso cassetto dei ricordi, è nella nuova veste Senza Collare che ve lo proponiamo Clicca qui per ascoltare, se hai coraggio!....noi ci siamo divertiti un sacco a suonarla e registrarla sperimentando come al solito soluzioni all'insegna della mancanza di serietà e di preconcetti musicali. Ne è venuto fuori una sorta di Folk-Pop Tex-mex Blues.
Il testo, per chi volesse canticchiare l'allegro motivetto tipo Karaoke nelle uggiose mattinate di Marzo è il seguente:
VANITA'
Puoi dire pure che quella che chiamo Libertà
altro non è che una forma d'autorità,
puoi dire pure che quella che chiamo Fedeltà
altro non è che una sottomissione a lei,
puoi dire pure che quella che chiamo Verità
altro non è che una vana illusione,
puoi dire pure che quella che io chiamo Anima
altro non è che un insieme di cellule.
RIT: Consentimi di dare almeno un nome a quella cosa che ti fa parlare e dire un mucchio di cazzate in cui nemmeno credi, solo per restare in piedi di fronte ai tuoi allievi bisognoso di un consenso generale, consentimi di dire che ho le prove, e non c'è termine migliore a definire la ruota di pavone con la quale hai dimostrato l'evidenza del reato e se dev'esserci un peccato voglio almeno dargli un nome:
Vanità!- Correggimi se sbaglio-
Puoi dire pure che quella che chiamo Umiltà
altro non è che una scarsa stima di sè,
puoi dire pure che chiamo Fedeltà
altro non è che una sottomissione a lei,
puoi dire pure che quella che chiamo Identità
altro non è che quel che gli altri vedono in me,
puoi dire pure che quella che io chiamo Anima
altro non è che un insieme di cellule.
RIT
Matteo: voce, chitarra, diamonica, piano, djembe
Enrico: testo e musica, voce, chitarra, basso acustico, cajon
Il testo, per chi volesse canticchiare l'allegro motivetto tipo Karaoke nelle uggiose mattinate di Marzo è il seguente:
VANITA'
Puoi dire pure che quella che chiamo Libertà
altro non è che una forma d'autorità,
puoi dire pure che quella che chiamo Fedeltà
altro non è che una sottomissione a lei,
puoi dire pure che quella che chiamo Verità
altro non è che una vana illusione,
puoi dire pure che quella che io chiamo Anima
altro non è che un insieme di cellule.
RIT: Consentimi di dare almeno un nome a quella cosa che ti fa parlare e dire un mucchio di cazzate in cui nemmeno credi, solo per restare in piedi di fronte ai tuoi allievi bisognoso di un consenso generale, consentimi di dire che ho le prove, e non c'è termine migliore a definire la ruota di pavone con la quale hai dimostrato l'evidenza del reato e se dev'esserci un peccato voglio almeno dargli un nome:
Vanità!- Correggimi se sbaglio-
Puoi dire pure che quella che chiamo Umiltà
altro non è che una scarsa stima di sè,
puoi dire pure che chiamo Fedeltà
altro non è che una sottomissione a lei,
puoi dire pure che quella che chiamo Identità
altro non è che quel che gli altri vedono in me,
puoi dire pure che quella che io chiamo Anima
altro non è che un insieme di cellule.
RIT
Matteo: voce, chitarra, diamonica, piano, djembe
Enrico: testo e musica, voce, chitarra, basso acustico, cajon
giovedì 21 febbraio 2013
LA SOLITA ANTIPOLITICA
A pochi giorni dal voto una forte
ondata di antipolitica sta sommergendo il paese intero.
Ci si barcamena, in queste acque luride
con i colpi bassi e le sparate sensazionalistiche. Mirate, sempre
più, con un occhio ai sondaggi e l'altro alla propria base, all'
avversario che sembra profilarsi come il più pericoloso.
E' costume dell'antipolitica quello
di puntare il dito contro i fantomatici avversari di turno anziché
render chiari i contenuti della propria, eventuale, azione di
governo.
Questo ci è stato insegnato alcuni
anni orsono da un coro di voci che da Curva Nord a Curva Sud –
leggasi Destra e Sinistra – percorreva gli stadi Madama e
Montecitorio uniformemente, vibrante di una allora sottile
preoccupazione.
Il coro in questione recitava più o
meno così, se ben ricordo, perchè è pur anche la mia una memoria
da italiano, fragile:
“ E' facile additarci come colpevoli,
il nostro è un mestiere difficile, da addetti ai lavori, TROPPO
FACILE GIUDICARE STANDO FUORI!”
Il tutto urlato o sussurrato non
importa, ma edificato a mantra, un mantra che avrebbe dovuto
giustificare stipendi da favola, prebende e vitalizi, sulle quali,
elegantemente, si glissava.
Ora, la cosa che rende l'Italia un
paese eccezionale nel senso letterale del termine, cioè portatore di
eccezione, come spesso accade è l'incredibile paradosso che segue:
Nonostante il portavoce, nonché
portatore sano di antipolitica, leggasi Beppe Grillo ed il suo
Movimento, abbiano risposto tempo addietro con una coraggiosa scelta
a questo allegro e forse giusto ritornello TROPPO FACILE GIUDICARE
STANDO FUORI cercando un modo di entrare DENTRO e misurarsi con la
politica reale, questo fatto ha creato immediato scompiglio anche
linguistico.
Ci avete fatto
caso, piano piano la parola anti-politica è sparita dal vocabolario
del coro dopo il “Tutto lo Stadio” di rito. E' stata, ancora una
volta unanimemente, sostituita dalla parola DEMAGOGIA. Eh beh, se
entrano in politica, non possiamo dire che di politica si tratti, ma
senz'altro di demagogia almeno, non vi pare?
Certo, demagogia
si, perchè almeno i toni del loro leader carismatico, un altro
comico, come quel Berlusconi di cui ricordiamo alcune gag esilaranti
sulla FIGA, più che le reali dannAZIONI personali che lo hanno
spinto alla discesa in campo (e ancora il Calcio, e l'eccezione
dell'Italia) lasciano spazio a farci dire che se non
dell'antipolitica allora del POPULISMO e della DEMAGOGIA lui è
l'alfiere.
E allora nuovi
cori, e si avvicina la campagna elettorale, cazzo.
E il Movimento 5
Stelle la gente non se lo dimentica, nonostante il silenzio adesso.
Grazie ai cori
degli altri, disuniti adesso, sguiaiati, verrebbe da dire – ohibò
– SPAVENTATI.
L'ex alfiere
dell'antipolitica per un certo periodo sta a guardare.
La Sinistra o
presunta tale comincia a scavarsi un po' la fossa da sola con quella
dose di autolesionismo che le è cara, barcamenandosi coi centristi
moderati, con le lobby interne ed esterne, con l'elettorato duro e
puro barcamenandosi, barcamenandosi (ad libitum sfumando....)
Ci s'aggrappa
all'autoritarismo interno ed ai meccanismi poco democratici del
nascente movimento, per non parlare delle divertenti congetture sul
Casaleggio burattinaio di chissà quali occulto Potere Alieno.
Signori, un Movimento che sta nascendo dal basso con una tale forza e
tale rapidità esige un minimo di direttività, altrimenti si sfascia
sotto gli occhi. Bisogna crederci, altrimenti si va fuori. Mi sembra
naturale.
Ci s'aggrappa ad
una presunta apertura dell'alfiere ai giovani di Casapound,
testimonianza soltanto del fatto che non ci si trincera dietro
posizioni precostituite per APPARTENENZA, si ascolta, si valuta.
Siamo prima di tutto esseri umani. Un' idea non è sbagliata a priori
solo perchè viene da Casapound. Non è di Destra o di Sinistra.
Un'idea verrà giudicata sulla base del fatto se è giusta o
sbagliata per noi, per i cittadini.
E la Sinistra
torna al cilicio.
la Destra, per la
quale un po' di sano populismo e demagogia reali non hanno mai fatto
male a nessuno, deve trovar nel nuovo nemico qualche altro tallone a
cui mordere.
Ecco che ci si
affanna, nei giorni ultimi, a sciorinar nominativi di possibili
parlamentari del Movimento 5 stelle afferenti all'area No TAV, ed
impegnati nella lotta per l'ambiente.
Si, e allora? E'
proprio l'ennesimo punto, fondamentale a mio avviso, su cui, sia Curva
Nord che Curva Sud gridano assieme da sempre all'unisono “S' HA DA
FARE, S' HA DA FARE!” senza manco interpellarci. Quantomeno un
referendum sarebbe doveroso, visto che da far s'ha coi nostri soldi,
e tanti, e col plauso della 'ndrangheta.
Questa TAV è una
vergogna, le opere pubbliche che hanno devastato l'Italia sono una
vergogna, che non si pensi prima anche del lavoro alla Salute ed al
benessere dei cittadini e dell'ambiente, alla salvaguardia del
patrimonio artistico e culturale è una vergogna.
Ma è così che si
spaventano ancora nel 2013 gli elettori di Destra. Libero pubblica
una lista di nominativi, facce sorridenti, informali, preparati. Ma
niente giacche e cravatte – ohibò – non saranno certo in grado
di governare. Li schiacciano. Cosa si credono di fare. Quale
credibilità pensano di avere?
No, no, meglio
Berlusconi, che ha la credibilità all'estero di un Pacciani o di un
Rocco Siffredi come statista.
Che inventa
all'ultimo minuto la pagliacciata della busta con su scritto RIMBORSO
IMU come pubblicità. Siamo alla farsa. Una specie di tentata
circonvenzione di incapace di massa.
Sulle altre
compagini politiche non mi pronuncio ma di questa farsa diciamo per
stringere che sono la solita immancabile scenografia senza arte né
parte.
Che poi ci sia
qualcuno che in cuor suo riconosca Monti come un suo degno
rappresentante è per me un mistero pari a quello di Fatima di cui
non mi riesco a capacitare.
Sono italiano,
sono limitato, scusate lo sfogo.
Ah, e vinca il
migliore!
Enrico
lunedì 4 febbraio 2013
RIVOLUZIONE
Con la logica ho capito
i problemi di matematica delle elementari:
La mamma va al mercato
e compra dieci mele…
con la mia grafia
malferma e tremolante facevo colonne storte sui quadretti del
quaderno,
cifre alla deriva verso
i margini della pagina.
Con la logica ho capito
come funzionano le cose
ho capito come stare al
mondo senza esser preso per matto,
ho accordato il mio
modo di comportarmi e di parlare
in modo che s’intonasse
al coro delle maggioranze.
Con la logica ho capito
abbastanza di ciò che ho attorno
e della mia psiche,
sono stato vanitoso e
smanioso d’essere ascoltato e apprezzato…
…e a volte lo sono
ancora…
…ma dentro il mio
cuore il vento è cambiato,
ora mi pare che testa e
cuore siano più vicini
e mi pare d’esser più
felice in questo sentire.
Ho la sensazione che
funzionare bene, essere efficiente, non sia per niente importante
e che questo sentire
sia tutta la vita,
mi pare proprio di non
dover far niente di speciale in questa vita
se non amare e sentirmi
amato.
Credo che se cercassimo
di creare meno complicazioni, se facessimo meno filosofia,
se riuscissimo a
scorrere come il fiume
tutto si compirebbe
nell’amore
e potrebbe così
nascere il fiore della vera rivoluzione.
Matteo
giovedì 24 gennaio 2013
IL FIORE DEL DESERTO
Sole,
Deserto Inverno.
Sono nato questo istante
in verità,
ridendo.
So che vento sa
ma dice di tacere,
sshhhhh sibila.
Mantengo il voto.
La mosca blu
si lecca il mio sudore
con la calma dei giusti.
Lascio fare.
Al monte, al monte!
Nuvole bianche
corrono
per poi svanire.
Tant'acqua
da far urlare la cascata,
da far sudar la pietra,
tant'acqua.
Che bello
Il freddo il caldo
la fame.
Sono vivo.
Ed ora altri picchi
e boschi
come stanze di sogno,
cascate di meraviglia,
come nel mio sogno ricorrente
dove un ruscello, sottile e sinuoso
attraversa la casa,
la mia casa, appoggiata
ad una parete di roccia.
Ed ora altri picchi
vengono agli occhi
e vedo e sogno
altri boschi, e fuochi
e richiami
nella notte,
boschi pieni di pazzi buoni,
visionari sognatori,
brillanti diamanti di perfezione
stellare
negli occhi.
Quegli occhi
rifatti puri
lavati alla pioggia.
Bruniti al sole,
cotti
come l'argilla i nostri cuori,
caldi
come il pane odorosi di buono,
nel radioso
radioso
mattino.
Questa, la mia rivoluzione.
Testo e foto: Enrico
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